“Oggi porre l’attenzione su chi soffre ancora la fame e spronare ad agire perché si possano garantire diete sane per tutti non può prescindere dal fatto che la pandemia ha ritoccato le abitudini alimentari dei cittadini e creato le basi per un’inflazione mondiale dei prezzi delle materie prime. Questo si ripercuote in modo inesorabile su un costo maggiore per i cittadini per l’acquisto di alimenti base della nostra dieta mediterranea e dei prodotti che la GDO ci propone. Si prevede, infatti, un aumento anche fino al 20%, con particolare attenzione verso pasta, pane ed i vari prodotti di panificazione”.

Lo sostiene il prof. Gianluca Tripodi - docente presso l’Università telematica San Raffaele Roma, Dipartimento di Scienze Umane e Promozione della Qualità della Vita, presidente del corso di laurea in Scienze dell'Alimentazione e della Gastronomia - parlando della Giornata mondiale dell’alimentazione, che per la seconda volta, il 16 ottobre, sarà celebrata mentre si affrontano le ripercussioni della pandemia globale Covid-19.

“È prevedibile – prosegue Tripodi - che l’aumento dei prezzi genererà un effetto a catena sui locali e i ristoranti. Per affrontare tale situazione e risparmiare, la popolazione potrà essere obbligata a cambiare tipologia di alimenti acquistati, modificando le proprie abitudini alimentari, ponendo a rischio l’obiettivo di una dieta sana per tutti.” “Secondo dati della FAO, dopo un periodo di abbassamento dei prezzi dei principali beni alimentari, verificatasi tra febbraio e maggio 2020, la graduale riapertura delle principali economie mondiali ha portato con sé un incremento dei prezzi. Aumento – spiega il prof. Tripodi - che in pochi mesi, già ad ottobre 2020, aveva riassorbito il calo subito da quasi tutti i principali beni alimentari. La FAO, che monitora l’andamento dei prezzi dei beni alimentari sui mercati mondiali, ha registrato una crescita, che non mostra tendenza a frenare, di circa il 18%. Le principali materie prime alimentari, che continuano a subire un costante incremento dei costi sono soprattutto: il grano, lo zucchero e gli oli vegetali”.

I prezzi del grano, negli ultimi mesi, sono aumentati quasi del 9%, con ripercussioni sui listini all’ingrosso che si manifestano con incrementi del 9,9% per il frumento duro e del 17,7% per il frumento tenero. In contrasto, riportano un andamento in discesa i prezzi di mais e riso. “Questo – continua Tripodi - è conseguenza delle inferiori aspettative di produzione in molti dei principali paesi esportatori”. Lo zucchero, tra luglio e agosto 2021, ha subito un aumento di quasi il 10%, spinto dai timori legati ai danni causati ai raccolti dalle gelate in Brasile, principale esportatore mondiale. Gli oli vegetali, in particolare olio di palma, colza e girasole, hanno subito un incremento del 7%, causato dal protrarsi dei timori di una produzione al di sotto del potenziale e dai conseguenti ritiri di scorte in Malesia.