L’impatto del COVID-19 e in particolare del lockdown ha inciso fortemente sugli stili di vita, sulla resa accademica e sul profilo emotivo degli studenti iscritti al Corso di laurea in Scienze della Nutrizione Umana dell’Università Telematica San Raffaele Roma. Emerge da un sondaggio condotto dalla prof.ssa Caterina Conte, docente di “Sindrome metabolica e malattia dell'intestino”, e da uno studente del corso, che si è laureato nella sessione estiva con una tesi su questo progetto. 

Il lavoro, che ha valutato l’impatto del secondo lockdown, dal titolo “Impact of the covid-19 pandemic-related lockdown on lifestyle habits and academic performance of students of a masters degree in human nutritional sciences” è stato selezionato per una presentazione orale al congresso nazionale della Società Italiana dell’Obesità e pubblicato sulla rivista Eating and Weight Disorders.

Al sondaggio hanno partecipato 398 studenti (età media 31 anni, 64% donne). Le reazioni emotive riportate più frequentemente erano stress (60%), ansia (49%), rabbia (33%) ed emotional eating (33%). Il 45% dei partecipanti ha riferito di aver ridotto il livello di attività fisica e solo l’8% di averlo aumentato. In quasi un terzo (28%) dei partecipanti il peso è aumentato di almeno il 2% rispetto a prima del lockdown. Gli studenti che sono aumentati di peso hanno anche riportato un peggioramento delle abitudini alimentari (meno frutta e verdura, più formaggi, snack salati e dolciumi). Vivere in una regione del Sud Italia e la presenza di emotional eating erano i fattori più fortemente associati all’aumento di peso. Il lockdown non sembra però aver influito sulla performance accademica in termini di esami sostenuti e le votazioni ottenute erano addirittura migliori rispetto a quelle dell’ultima sessione prima della pandemia.

“Colpisce che, perfino tra i futuri professionisti della nutrizione, il lockdown – afferma la prof.ssa Conte - abbia portato a un peggioramento dello stile di vita in una quota significativa di partecipanti. Il fatto che i nostri studenti fossero già abituati alla didattica da remoto potrebbe aver contribuito a far sì che il lockdown non peggiorasse la loro performance accademica”.